Shunga 春画 è un genere di arte erotica giapponese, una sorta di ukiyo-e, spesso ma non solo in formato xilografico. Il suo nome significa pittura, o immagini, di Primavera, infatti春 Haru è la Primavera e 画 Ga significa immagine. Non esistono solo produzioni xilografiche ma anche, se rari e antichi, dipinti su pergamene.
Tornando al suo nome ed ai due kanji che lo compongono, va fatto rilevare che Haru, Primavera, è usato eufemisticamente per indicare il sesso.
Altro termine utilizzato per le stampe erotiche, è Shunkyū-higi-ga 春宮秘戯画, di cui Shunga è chiaramente una contrazione e che è la pronuncia giapponese del nome di una serie cinese composta da dodici rotoli raffiguranti i dodici atti sessuali che rappresentano l’espressione delle energie yin yang che si manifestano e realizzano potentemente ed in piena armonia mediante l’attività sessuale ed erotica.
Lo Shunga risale probabilmente al periodo Heian (794-1185) ed era famoso soprattutto presso la corte imperiale, i nobili e i cortigiani, e la classe dei guerrieri. Dai manoscritti narrativi che rappresentavano i molti scandali sessuali di corte o anche nei monasteri, alla trasposizione di questi nei rotoli dipinti, il passo fu effettivamente breve.
Le opere erotiche prodotte furono notevolmente influenzate da autori cinesi, soprattutto nell’era Muromachi (1336-1573), da Zhou Fang, noto pittore cinese della dinastia Tang, famoso per l’abitudine di disegnare gli organi genitali in maniera sovradimensionata; famosa la frase di un celebre monaco del periodo Kamakura il quale disse “se l’avessi disegnato nelle sue reali proporzioni, non sarebbe stato interessante. Non è forse vero che l’arte è immaginazione?”
Questo primo articolo vuole dare una breve panoramica relativa all’arte erotica giapponese. Nei prossimi articoli andremo ad analizzare opere, autori e filosofia di questa affascinante espressione artistica.
Opera shunga di Torii Kiyonobu