Definizione e premessa
“Lo haiku (俳句) è un componimento poetico affermatisi in Giappone nel XVII secolo e composto da 3 versi di 17 on o morae, non sillabe come comunemente detto (anche se per adattamento e facilitazione per l’estero, sono accettate 17 sillabe) nello schema 5-7-5.
Nella sua forma tradizionale presenta inoltre caratteristiche proprie quali il kigo (季語) e il kireji (切れ字)”.
Questa definizione illustra tutto e niente di un componimento che, se è vero, data la sua brevità, che chiunque può creare, anzi ben vengano le produzioni artistiche, è altresì vero che richiede uno studio e una dedizione continuativi nel tempo.
Detto così ridimensiona e spaventa, ma se ci si riflette un attimo, nemmeno comporre componimenti in stile occidentale è cosa semplice: da questo punto di vista, il pregio di un haiku è proprio la sua “brevità” che mira ad evidenziare l’essenziale di ciò che ci circonda: ha infatti un espressività semplice, intensa e diretta, un registro linguistico privo di quei “artifizi letterari” tanto cari ai poeti classicisti nostrani, come ad esempio le similitudini, per evidenziare preferibilmente il concetto del “qui e ora”, per questo motivo è un tipo di componimento alla portata di tutti.
Detta questa premessa, analizziamo punto per punto cosa rende questo tipo di componimento tanto affascinante ed elogiato persino da poeti illustri che con esso si sono cimentati quali ad esempio D’Annunzio e Saba, che approfondirò in altri articoli.
Storia
Innanzitutto però, per comprendere di cosa si sta trattando, un breve “specchietto” storico, perché niente spunta a caso.
Inizialmente la parola “haiku” associata alla definizione espressa precedentemente, non c’era: il termine con il significato come lo conosciamo oggi e soprattutto a sé stante, lo dobbiamo allo scrittore giapponese Masaoka Shiki (正岡 子規), un profondo innovatore e riformista che coniò il termine verso la fine del XIX secolo, per dargli la giusta importanza e valore, ovviamente l’opera di Masaoka Shiki è più ampia e questa è solo una sintesi.
Prima del termine “haiku” esso veniva chiamato “hokku” (発句) e costituiva la strofa iniziale di un componimento più lungo, la “renga” (連歌), tuttavia su questo punto, anche se ampiamente accettato, si entra un poco in confusione perché la metrica 5-7-5 ricorre un po’ in qualsiasi tipo di produzione poetica giapponese dato che la considerano armoniosa, nel loro idioma.
Ciò però implica che le origini di preciso sono incerte, d’altra parte quello che si sa per certo è che già prima dell’avvento di Masaoka Shiki veniva prodotto e già Matsuo Bashō (松尾 芭蕉), uno dei grandi poeti classici della letteratura, tentava di nobilitarlo e renderlo indipendente, oltre a delinearne le caratteristiche peculiari che adesso vi illustro.
(Per approfondimento su Matsuo Bashō, Masaoka Shiki e altri autori, demando ad altri articoli).
Linguaggio
- Metrica- è piuttosto rigida nella sua versione tradizionale: 3 versi da 17 on o morae, ovvero unità fonetiche della lingua giapponese paragonabili “convenzionalmente” alle nostre sillabe, così ripartiti 5-7-5 e non si rifugge da questa regola; esiste lo sperimentalismo denominato “verso libero”, ma merita una menzione a parte.
- Tono- ha un registro linguistico, come detto in precedenza, semplice, perché in origine aveva carattere “popolare”, in contrasto alle costruzioni retoriche di altri generi, perciò nella sua stesura elimina fronzoli lessicali, rime, persino il titolo e in un certo senso anche il soggetto, come lo intendiamo noi, cioè la persona.
- Soggetto- il soggetto è solitamente un fenomeno della natura che il poeta, chiamato haijin [ハイジン, la cui traduzione letterale è “persona haiku” definendo così una persona che dedica completamente la sua esistenza alla produzione di tale arte a livello professionale, anche se io personalmente preferisco l’altra definizione, la più generica espressione “haiku wo tsukuru hito” (俳句をつくるひと) ossia “persona che compone haiku”] il quale semplicemente fa da tramite che descrive a parole un episodio del “qui e ora” che ha osservato, definendolo attraverso suggestioni che ne cristallizzano particolari sui quali spesso non ci si sofferma.
Questo concetto è reso più evidente se si guarda la sua “forma”, cioè una poesia dell’attimo, un’illuminazione improvvisa, di breve durata che mostra una situazione da un punto di vista diverso dal solito, questo fa capire perché vi possono accedere e provarci chiunque, basta guardarsi intorno e avere la sensibilità di cogliere ciò che ci circonda.
Essendo il tema trattato piuttosto lungo, questo articolo verrà separato in due parti, quindi demando al prossimo appuntamento.
Sisto Samantha
Info Credits:
https://en.wikipedia.org/wiki/Haiku; https://it.wikipedia.org/wiki/Haiku; https://www.scambieuropei.info/haiku-poesia-giapponese/; https://www.sololibri.net/Haiku-cosa-sono-regole-piu-belli.html; https://www.lucacenisi.net/la-luna-e-il-cancello