Il Cammino dell’Arco dello scrittore Paulo Coelho, edito da La Nave di Teseo nel 2017, è un altro breve libretto (151 pagine cartaceo, versione ebook anche meno), ma rispetto al precedente sul kyudo (Lo Zen e il Tiro con l’arco), scritto dal punto di vista di uno straniero che stava imparando l’arte, questo è più diretto, colmo di messaggi e virtù, in quanto l’autore, già praticante, non si sofferma sulla descrizione dell’esercizio, per cui illustra, attraverso la finzione letteraria, i principi della filosofia passo per passo.
La trama è piuttosto semplice: un uomo, uno straniero, è in cerca di Tetsuya, un ex arciere famoso per la sua infallibilità, per sfidarlo e dimostrargli di aver appreso i suoi insegnamenti, dopo aver seguito il cammino dell’arco.
Nessuno dove risiede è al corrente della fama di Tetsuya e tutti lo conoscono come il falegname; un giovane del villaggio si offre di accompagnarlo nella bottega, qui Tetsuya riconosce il nuovo venuto al suo ingresso e accetta la sfida.
Onorandolo, non umiliandolo (perché anche dagli errori si può imparare), dimostra che, nonostante possegga la tecnica, in situazioni impervie lo straniero non è padrone della sua mente e non è in grado di centrare il bersaglio; infatti un requisito fondamentale è avere la mente sgombera da tormenti e inquietudini.
Assistendo alla sfida, il ragazzo, entusiasta, capisce che Tetsuya è un grande maestro e chiede, con una certa insistenza, di apprendere anche lui il cammino dell’arco; il maestro però, a differenza del libro precedente, non impartisce lezioni, preferisce esporre gli insegnamenti in un lungo colloquio che solo applicandosi nell’arte per conto proprio e lungamente si comprendono, questo perché, dal testo: il vero maestro non è chi insegna qualcosa, ma chi ispira l’alunno a dare il meglio di sé per scoprire una conoscenza che già possiede nella propria anima.
In questo senso, l’arco, le frecce, il bersaglio, la tecnica, l’allenamento, gli alleati e gli avversari, tutto ciò che concerne l’arciere, assumono la qualità di meri strumenti che servono per diventare un bravo tiratore, ma questi insegnamenti sono tutte metafore di valori per evolvere ogni giorno come esseri umani.
Per questo motivo, il cammino dell’arco viene paragonato al percorso della vita, perché ogni persona possa svolgere il proprio lavoro con entusiasmo, tenacia, onestà e collaborazione secondo le proprie doti, consapevole dei propri mezzi e migliorando le proprie capacità.
Per questo Tetsuya esorta il giovane: Crea nella tua mente l’idea di un perfetto maestro sempre al tuo fianco, e fai tutto con lo scopo di riverire e onorare i suoi insegnamenti. Questo maestro che molti chiamano Dio, altri chiamano “la Cosa”, altri chiamano talento, ci guarda sempre. Lui merita il meglio.
Con questa frase si evidenzia un espediente letterario dell’autore, un paragone tra la figura del maestro e il talento che è in realtà un ammonimento di Coelho a ricercare lo scopo della propria vita e alla perseveranza nel perseguirlo.
Di questo libro ne consiglio la lettura come completamento del precedente, dato che dove l’altro libro diventa discorsivo e quindi di non immediata comprensione, questo è più diretto al cuore dell’insegnamento, inoltre la scrittura di Coelho è più limpida e cristallina, un passo aggiuntivo all’approfondimento della cultura orientale.
Sisto Samantha
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