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Introduzione

Lo scopo del kyūdō non è sconfiggere un avversario, ma di eseguire delle azioni precise al fine di padroneggiare il proprio sé interiore.

In questo video, tratto dal documentario Begin Japonology della NHK World, viene spiegato cosa effettivamente consiste quest’arte, qual’e’ la postura e il portamento per un arciere mostrando movimenti e passaggi da effettuare per eseguire nel miglior modo la pratica, che non è solo sportiva, ma consiste nel temprare e migliorare la propria interiorità e nell’imparare a padroneggiare il proprio spirito interiore, poi, e solo in un secondo momento, sconfiggere un avversario, ma questa ormai è un’azione quasi del tutto superflua.

Qualora il video non fosse sufficiente, ecco un lungo articolo di approfondimento.

Caratteristiche generali

Il kyūdō (弓道 ), letteralmente via dell’arco, è un’arte marziale giapponese, ovvero una forma di budō (武道 ), che significa via marziale o via della guerra.

Per secoli arco e frecce furono per un combattente giapponese le armi principali, e inizialmente quest’arte era conosciuta con il nome di Kyūjutsu (弓術), ma dal secolo scorso venne ufficialmente chiamata kyūdō.

Come già detto, non è solo una mera disciplina sportiva, ma trattasi di una vera e propria arte pienamente sviluppatisi con un complesso sistema di teoria, pratica e tecnica, assomigliando, infatti, alla sua controparte più celebre, un rituale; inizialmente racchiudeva in sé tanti stili, con rispettive scuole, poi però, con la Riforma Meiji, i diversi stili confluirono in un’unica disciplina.

Storia del kyūdō, particolarmente dettagliata

Reperti archeologici testimoniano come già nel periodo Jomon (la preistoria giapponese) fossero già in uso arco e frecce.

Le scene raffigurate in tali reperti sono scene di caccia risalenti al periodo Yayoi.

I primi documenti storici, tuttavia, non ci parlano dell’arco come di un utensile usato per la sopravvivenza, ma danno un’altra valenza: quella di strumento “religioso”, infatti, dal punto di vista musicale l’arco è da considerarsi il primo oggetto accordabile e, dato questo duplice utilizzo, fu considerato un oggetto magico molto vicino agli dei, (per ulteriore approfondimento su questa attribuzione religiosa, vedere il paragrafo Breve evoluzione dell’arco).

Fu solo secoli dopo però, quando il Giappone venne influenzato dalla Cina, che si sviluppò una scuola di arcieria dove cominciarono i primi fondamenti della via dell’arco; nel periodo tra il secolo 794 e il 1192, iniziarono a svilupparsi i primi clan formati da servitori armati (i saburai, da cui poi samurai).

È proprio in questo periodo che le scuole di arcieria si spostano verso un’istituzione meno ritualistica e più pratica della disciplina, inoltre cominciarono ad apparire personaggi dalle grandi imprese, tra mito e realtà.

E proprio nel lungo periodo feudale, durante il dominio della famiglia Minamoto e l’influenza del Buddhismo, si ricorda un’importante storia, essenziale per il corso del kyūdō.

Si racconta così: Morizumi era un samurai della famiglia Heike e viveva a Kyoto; famoso arciere che nonostante fu messo in prigione, molti soldati vollero salvarlo, perché temevano che la tradizione della sua scuola andasse perduta. Così durante una festa di consacrazione ad un tempio, gli venne chiesto di partecipare e dimostrare la sua tecnica con arco e frecce: se lo avesse fatto avrebbe ottenuto la libertà. Il giorno della festa gli venne dato un cavallo che però aveva un difetto: deviava verso destra quando sentiva il rumore della freccia che colpiva il bersaglio; nonostante questo difetto Morizumi fece egualmente sfoggio della sua tecnica colpendo i bersagli uno dopo l’altro fino all’ultimo. Dimostrata la sua grande abilità non poterono che liberarlo dalla prigionia.

Come è facilmente intuibile dal racconto, si può immaginare l’importanza e il successo che acquisì da allora il Kyūjutsu per il mondo dei samurai che, intuendo le capacità della tecnica, cominciarono a formare e diffondere varie scuole.

Particolarità di questo periodo sono, appunto, i campi e l’addestramento per il tiro con l’arco: i primi si trovavano nella casa (al chiuso, se all’aperto in cortile) di tutti i più importanti clan militari, difatti l’arco e la spada (katana) erano le armi considerati “nobili” proprio perché usate dal ceto aristocratico e dai samurai; al contrario i soldati semplici utilizzavano solo una lancia (naghinata) o una spada corta.

Altro aneddoto particolare: anticamente, prima che la spada ne prendesse il posto, era proprio l’arco ad essere considerato elemento principale dell’identità guerriera e “colui che porta l’arco” era una persona valutata unanimemente di grande correttezza e nobiltà, tant’è che prima dell’inizio della battaglia si usava, in segno di rispetto, mostrare un particolare arco al nemico.

Ora vediamo l’addestramento: anticamente bisognava colpire dei bersagli fissi o mobili, con ripetuti tentativi; ciò poteva essere fatto in piedi di fronte al bersaglio o a cavallo, chiaramente su destriero era lo stile tradizionalmente considerato il più aristocratico; colpire il bersaglio al galoppo era più difficile in quanto veniva richiesta, oltre alla ovvia concentrazione, anche una buona dose di coordinazione per controllare il cavallo e centrare l’obiettivo con la freccia.

Piccola curiosità storica: l’abilità dimostrata dai guerrieri di questo periodo nell’uso dell’arco, indusse gli storici cinesi a definire i giapponesi “il popolo dal lungo arco”, in quanto, l’arco da guerra per eccellenza, il daikyū (大弓), aveva una lunghezza che andava dai 2.20 m ai 2.40 m, fino addirittura ai 2.70 m, a seconda dell’altezza dell’arciere.

Successivamente nel periodo Edo, si ebbe una transizione per la storia della disciplina: in questo periodo il Giappone visse un’era di chiusura dal mondo esterno dando vita ad un lungo periodo di pace che portò, purtroppo, l’arcieria quasi all’estinzione, facendo sì che l’unica arma distintiva dei samurai divenisse la spada.

Nonostante questo cambiamento, la tradizione e l’arte rimasero, ma si allontanò dal contesto marziale, diventando cerimoniale e introspettivo.

A questo proposito, è interessante e dimostrativo questo aneddoto, realtà comune del tempo: sin dai tempi antichi si diceva che la scuola Ogasawara  (小笠原流) privilegiasse il cerimoniale, mentre la scuola Heki accordava enfasi al tiro; sebbene coesistenti, le due scuole rimasero ben distinte, ciascuna nel proprio ambito; in seguito però, soprattutto in accordo ai cambiamenti sociali, entrambe le scuole cercarono un modo per conciliare alcune delle rispettive differenze e giunsero ben presto a convincersi che il cerimoniale separato dalla tecnica non poteva chiamarsi “tiro con l’arco”, né la tecnica senza il cerimoniale poteva inoltrarsi lungo la via; al contrario, tecnica e cerimoniale insieme conferiscono alla disciplina l’unità filosofica.

Scopro anche che la seconda scuola, la Heki, fu quella scelta dalla famiglia imperiale, questo sarà argomento di un altro articolo.

Nel 1868, durante la Restaurazione Meiji, il Giappone chiuse le porte al periodo feudale, per aprirle al mondo esterno rinnovando l’assetto commerciale, politico, militare ed economico del Paese; questo rinnovo rischiò di mandare nell’oblio la tradizione, ma fortunatamente non accade, subì solo la trasformazione da Kyūjutsu a kyūdō.

Purtroppo nel dopoguerra, gli occupanti americani proibirono moltissime tradizioni e tra queste ogni forma di arte marziale; solo nel 1949 lo Zen Nihon Kyūdō Renmei poté riproporre dei nuovi canoni per il tiro con l’arco e per le cerimonie, presentando così l’arte come la conosciamo oggigiorno.

Continueremo la prossima settimana con Attrezzatura e abbigliamentoperciò vi invito a continuare la lettura. 

Samantha Sisto

Info credits:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ky%C5%ABd%C5%8D;

https://www.giappominkia.com/kyudo-tiro-arco-giappone/;

https://www.autodesk.com/it/design-make/articles/arco-giapponese;

http://www.arcoroma.net/il-tiro-con-larco-giappone/#:~:text=L’arco%20Giapponese,-L’arco%20utilizzato&text=%C3%88%20;

https://www.accademiaromanakyudo.it/;

https://www.associazioneitalianakyudo.it/;

http://www.velieronirico.it/kyudo-tiro-con-larco-giapponese/;

https://sakuramagazine.com/arti-marziali-kyudo (tutti i link);

https://uppsalakyudo.se/english/information/glossary.html

Photo credits:

https://m.media-amazon.com/images/I/71GLKjsyOUL._AC_UF894,1000_QL80_.jpg;

https://images-wixmp-ed30a86b8c4ca887773594c2.wixmp.com/f/3e6caf8b-f97d-40ad-8d90-57c2d128d805/d41mrxu-715168f0-2603-4d41-a173-0f6fa009a34e.jpg/v1/fill/w_466,h_1715,q_70,strp/japanese_daikyu_by_demosthenes1blackops_d41mrxu-pre.jpg?token=eyJ0eXAiOiJKV1QiLCJhbGciOiJIUzI1NiJ9.eyJzdWIiOiJ1cm46YXBwOjdlMGQxODg5ODIyNjQzNzNhNWYwZDQxNWVhMGQyNmUwIiwiaXNzIjoidXJuOmFwcDo3ZTBkMTg4OTgyMjY0MzczYTVmMGQ0MTVlYTBkMjZlMCIsIm9iaiI6W1t7ImhlaWdodCI6Ijw9MjM4NSIsInBhdGgiOiJcL2ZcLzNlNmNhZjhiLWY5N2QtNDBhZC04ZDkwLTU3YzJkMTI4ZDgwNVwvZDQxbXJ4dS03MTUxNjhmMC0yNjAzLTRkNDEtYTE3My0wZjZmYTAwOWEzNGUuanBnIiwid2lkdGgiOiI8PTY0OCJ9XV0sImF1ZCI6WyJ1cm46c2VydmljZTppbWFnZS5vcGVyYXRpb25zIl19.zyqVx2LvwOKDHQysSzSb56B1wDhAlpMzIQspwHjGoLM;

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