Site icon Yujo Web Italia

Il kyūdō (弓道): uno sguardo approfondito su un’antica arte marziale (Quinta parte)

Reading Time: 5 minutes

Continuiamo a parlare di questa interessante disciplina, affrontando la parte più teorica e filosofica, ovvero gli Insegnamenti spirituali.

Insegnamenti spirituali

La ricerca della verità

Domandarsi cosa sia un vero tiro è un modo di scoprire la verità della disciplina; per la maggior parte delle persone la risposta è ovvia: la precisione.

Certo, questa è importante e l’abilità di fare centro nel bersaglio è basilare per ogni forma di arcieria, ma il kyūdō fa una distinzione tra il tiro che è semplicemente abile (noshaichu) e il tiro effettuato con tutti i crismi richiesti (seishaichu); la differenza tra i due si trova nel modo in cui viene colpito il bersaglio (tekichu 的中).

Ci sono tre livelli di complessità riguardo a questo: toteki (投的 la freccia colpisce il bersaglio), kanteki (串的 la freccia perfora il bersaglio) e zaiteki (在的 la freccia esiste nel bersaglio).

Nel primo (toteki) l’arciere si concentra nella tecnica, il suo scopo è raggiungere un punto in cui egli possa costantemente colpire il centro; come lo ottiene non ha importanza, in questo primo livello l’arciere stesso è spesso inconsapevole, o sceglie di ignorare, il fatto che il suo corpo manca di simmetria e che i suoi movimenti siano opachi e senza vita; trovato un accurato metodo di tiro egli è di solito riluttante a cambiare per timore che il cambiamento possa influire negativamente sulla sua precisione e prestazione.

Ne consegue che il tiro che non progredisce al di là di questo stadio, diventa poco più che un passatempo ricreativo.

Nel secondo livello (kanteki) la freccia non colpisce soltanto il bersaglio, lo penetra; in origine questo era il metodo dell’arciere guerriero che vedeva il bersaglio come un potenziale avversario; questo tiro non lo si ottiene solo con l’abilità tecnica, esso richiede un’intensità che deve provenire dall’interiorità dell’arciere stesso; l’arciere di questo livello è disciplinato, ben allenato, si è impadronito dell’abilità fisica del tiro e si concentra su aspetti interni più oscuri, come il kiai (気合い), ovvero quel momento massimo in cui mente e corpo si uniscono per creare potere, inoltre controlla il respiro, per ottenere un tiro morbido ma vigoroso.

Sia toteki che kanteki sono stadi normali di sviluppo nel kyūdō, ma il buon praticante serio non si ferma a nessuno dei due, prosegue oltre.

Nel terzo livello, zaiteki, il bersaglio non è né traguardo né antagonista, ma un semplice riflesso del sé; piuttosto che focalizzarsi sul bersaglio, l’arciere di questo livello si concentra sulla qualità dei suoi pensieri e delle sue azioni, sapendo che se essi divengono puri e calmi, il suo corpo si correggerà naturalmente e il tiro sarà sincero.

Per raggiungere questo livello, l’arciere deve unificare le tre sfere di attività: la mente (attitudine), il corpo (movimento) e l’arco (tecnica); quando questi tre elementi sono unificati, il pensiero razionale si arrende alla sensazione e all’intuito, la mente si calma e la tecnica si mescola col sangue e col respiro, divenendo spontanea e istintiva.

Il corpo dell’arciere rimane completamente rilassato, ma non fiacco, sempre vigile, lo spirito scorre, incanalato dentro e al di là delle estremità di arco e freccia finché essi si percepiscono come naturali estensioni del corpo.

Raggiunto questo livello si può dire che la freccia esiste nel bersaglio ancor prima del rilascio; non c’è distanza tra uomo e bersaglio, tra uomo e uomo, tra uomo e universo: tutto è in perfetta armonia e il tiro effettuato è sincero perché eseguito con l’attitudine corretta.

L’essenza delle cose

Onuma-sensei (Hideharu Onuma), un maestro di kyūdō, era solito sottolineare che per migliorare occorre praticare costantemente, ma che la pratica, da sola, non è sufficiente; si deve anche avere ispirazione e mantenere ben saldi i propri ideali, perché senza di essi la pratica è debole e superficiale; inoltre per comprendere veramente qualcosa, dobbiamo ricercarne l’essenza.

L’abilità, sebbene importante, ci lascia solo con un assaggio della verità; quando osserviamo qualcuno tecnicamente abile ma carente nella comprensione dell’essenza delle sue stesse azioni, ne ricaviamo un’impressione di mancanza; le azioni possono risultare corrette ed i movimenti precisi, ma l’insieme ci lascia insensibili; è come se il significato e lo scopo fossero stati sacrificati a favore dell’abilità; l’esecuzione risulta priva di un aspetto cruciale per il suo successo: l’essenza.

Per il suddetto maestro, l’essenza era il prodotto dello spirito situato nel profondo dell’essere umano; quando lo si interpella e si porta all’esterno la sua energia, esso fornisce il fondamento sul quale costruire l’abilità tecnica, aggiungendo profondità e sentimento all’esecuzione; spesso, però, lo spirito giace dormiente, paralizzato dal ritmo della vita moderna; ma esso può essere convinto a riaffiorare in superficie, in una quantità di modi.

Uno dei metodi utilizzati, es. la respirazione controllata, è largamente impiegata; un altro metodo è quello del movimento controllato, e tanti altri.

Il maestro sopra citato è stato ineguagliabile nella sua abilità di muoversi con grazia, dignità e forza di spirito, al punto che la sua entrata in una stanza attirava inevitabilmente l’attenzione.

Al riguardo ripeteva che, prima di poter apprendere la disciplina, si doveva imparare a stare in piedi o seduto ed esercitare il modo di camminare; ma cosa ancor più importante, sottolineava che disciplina e concentrazione, necessarie ad  effettuare in modo corretto questi esercizi, avrebbero ricompensato il praticante con un accresciuto senso di fiducia, stabilità ed autoconsapevolezza che sarebbe servito in ogni aspetto della quotidianità.

L’importanza della bontà

Secondo i dettami filosofici, un altro importante elemento del kyūdō è la bontà; concetto che include qualità come cortesia, compassione, moralità, non aggressività, ecc, strettamente legata con la ricerca della sincerità.

In un linguaggio più concreto: quando azioni o pensieri negativi entrano nella disciplina, la mente si offusca e il tiro si rovina, essendo impossibile separare il vero dal falso.

La rabbia, per esempio, crea eccessiva tensione nel corpo, inducendo un rilascio forzato e uno tsurune (弦音) sordo; se per caso la freccia colpisce il bersaglio, l’arciere può rimanere inconsapevole della misera qualità del tiro, semplicemente perché la sua mente e spirito si trovano in uno stato annebbiato.

D’altra parte, un’attitudine e un comportamento giusti, usati con la semplice etichetta, creano uno stato di calma mentale e fisica che diventa poi normale nella vita quotidiana; questo viene chiamato l’heijoshin (平常心), o mente ordinaria; questa condizione è calma, ben equilibrata e disciplinata in ogni momento, anche quando si confronta con eventi inaspettati.

Il segreto per raggiungere questo è trattare i momenti ordinari come speciali: allora gli eventi fuori dall’ordinario sembreranno accadimenti di tutti i giorni; quando ciò si verifica, si impara ad evitare le trappole dell’odio, della vendetta, dell’egoismo e della gelosia; così ci si ferma  a porgere le scuse quando la freccia fallisce il bersaglio e non si mostra risentimento verso chi tira meglio; al contrario, si cerca cosa manca, e una volta scoperto, si rimedia alla mancanza.

Si dice spesso che ai giorni nostri la ricerca della gratificazione personale ha fatto sì che l’umanità si allontanasse troppo dai valori tradizionali; oggi sembra che cortesia e compassione siano merci di scambio; che la gente si rifiuti di fare qualcosa per gli altri a meno che non ottenga un compenso; se è così, allora forse questa disciplina, che tiene conto di introspezione e auto-miglioramento, può spingere ad un esame dei motivi perchè si fa il bene e incoraggiare manifestazioni di gentilezza verso gli altri semplicemente perchè è cosa buona e giusta.

Concludiamo la prossima volta con l’ultimo appuntamento riguardante delle Ultime informazioni su questa notevole disciplina. 

Samantha Sisto

Info credits:

https://it.wikipedia.org/wiki/Ky%C5%ABd%C5%8D;

https://www.giappominkia.com/kyudo-tiro-arco-giappone/;

https://www.autodesk.com/it/design-make/articles/arco-giapponese;

http://www.arcoroma.net/il-tiro-con-larco-giappone/#:~:text=L’arco%20Giapponese,-L’arco%20utilizzato&text=%C3%88%20;

https://www.accademiaromanakyudo.it/;

https://www.associazioneitalianakyudo.it/;

http://www.velieronirico.it/kyudo-tiro-con-larco-giapponese/;

https://sakuramagazine.com/arti-marziali-kyudo (tutti i link);

https://uppsalakyudo.se/english/information/glossary.html 

Photo credits:

https://www.elle.com/it/salute/benessere/news/a846171/arti-marziali-benefici/;

https://www.giapponeinitalia.org/2017/09/kyudo-alle-origini-della-via-del-guerriero/;

https://it.topwar.ru/74412-arsenal-yaponskih-samuraev-pervaya-chast.html;

https://www.bibliotecagiapponese.it/2012/07/29

 

Exit mobile version