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Continuiamo l’articolo da dove ho interrotto sabato scorso.

Adesso, affrontiamo la parte più lunga e purtroppo critica, di questo articolo, ovvero la situazione odierna italiana.

Però prima, una piccola, doverosa, premessa personale: perché me ne sto interessando?

Non sono una giornalista, ma una semplice blogger, scrivo per un blog di cultura generale, prevalentemente orientale, ma generalista.

Gli argomenti di cui tratto li trovo nel web, sui social network, esattamente dove li potete ritrovare anche voi.

Ed è proprio sui social, in particolare Facebook, ma anche Youtube, TikTok, Instagram ho trovato questo fenomeno che ho deciso di esporre, ponendomi una domanda: perché sta avvenendo?

Soprattutto mi ha colpito questo fatto, spiacevole, di cronaca, inerente al luogo (https://youtu.be/UBCfP01rrgsi=IT4xlfrpiDXBEdck); non nascondo sia stato l’impulso che mi ha fatto scrivere questo articolo che ammetto, avevo come idea già da un po’, ma non voglio parlare del fatto disdicevole di per sé, ovunque avvenga, ma del contesto intorno, ovvero “l’ambiente fiera”.

Così ho lanciato l’appello (https://m.facebook.com/groups/527542954818730/permalink/1503560733883609/); ottenendo pochi riscontri, mi sono fatta al riguardo una bella ricerca che ha portato a questo risultato.

I Festival: caratteristiche generali

Innanzitutto per raccontare la storia del fumetto è necessario includere le manifestazioni culturali: siano esse fiere, saloni e festival costituiscono la porzione più importante di attività che il fumetto ha sviluppato all’interno del proprio sistema sociale e industriale.

Il panorama di queste manifestazioni oggi, è ben diverso da quello di oltre 50 anni fa: l’offerta è oceanica e pulviscolare, ma non per questo omogenea ai primi esempi storici, la convention newyorkese Tri-state-con del ’64 e il Salone Internazionale dei comics del ’65 (come noto a Bordighera, e dal ’66 a Lucca).

La formula delle manifestazioni odierne non è più una sola (e questo è un punto importante): accanto agli eventi proprio fieristici, prosperano numerosi festival e manifestazioni ibride, a metà strada tra l’una e l’altra tipologia.

Una diversificazione che nasce da visioni spesso molto distanti di cosa sia un fumetto e prende forma in obiettivi differenti.

Dall’idea di “mostra-mercato” all’idea di “festival d’arte” (parte importante)

Almeno fino agli anni ’90, la proposta si presentava in 3 modelli:

  1. La fiera specializzata in fumetto (il modello più longevo, es. dal Salone di Lucca alla San Diego Comicon delle origini, al Festival d’Angoulême);
  2. La fiera organizzata per la pop culture (ben rappresentata dalla San Diego Comicon più matura degli anni ’90, seguita da eventi come Lucca Comics & Games);
  3. Le Anime convention (es. Anime Expo in California e la parigina Japan Expo).

Ora vediamo caratteristiche più specifiche, parlando anche un po’ di Storia.

Il primo esempio rimane ancorato alla proposta delle fiere del libro, mentre gli altri due sono dei meta-contenitori non solo con diversi contenuti, ma anche molteplici forme di evento: fiere per vendita/acquisto, luoghi per esperienze che vanno dal consumo collettivo, alla prova di nuovi games, allo show, ad assistere a performance, alla realizzazione di fidelizzazione (anteprime, promozioni, firmacopie, ecc).

Le prime fiere, specializzate in fumetto, offrivano anche qualche mostra e in alcuni casi, un premio, che non è un dettaglio da sottovalutare, in quanto “assegnare un premio” faceva parte di una serie di attività con compiti di promozione culturale; perché? Per una ragione su tutte: colmare la carenza di attenzione culturale che il fumetto subiva, sottovalutato dalle istituzioni educative e politiche, così come dal mondo giornalistico, critico e artistico.

Le manifestazioni culturali del fumetto nascono come “fiere spurie” il cui obiettivo è duplice: offrire un servizio di mercato creando un canale di vendita (es. la possibilità di reperire volumi arretrati, non più in ristampa, edizioni pregiate); sostenere, attraverso il contatto e lo scambio, la comunità del fandom fumettistico; questa riunita in occasioni molto rare, rese le manifestazioni il terreno per dispiegare uno spirito celebrativo fondato non solo sul consumo fine a sé stesso, ma sulla valorizzazione estetica e culturale di uno strumento alla portata di tutti, ovvero il fumetto.

Il ruolo che quindi le fiere hanno avuto, nel corso della loro storia, dagli anni ’60 ai ’90, era una funzione attiva, sia interna al settore (attraverso l’organizzazione di incontri tra editori, autori, lettori; inoltre autocelebrativa grazie ai premi, importanti riconoscimenti), sia esterna, ovvero di comunicazione del fumetto nei confronti della più ampia percezione dei media e del pubblico.

Questo modello ha avuto una vita lunga e felice, una volta che si è insediato e stabilizzato; in Italia ha visto il suo sviluppo dai tardi anni ’70 in poi, ha poi esplicitato questa sua caratteristica con la diffusione della definizione “mostra-mercato“: questo assetto di doppia-identità e anche occasione espositiva, ha portato con sé quel desiderio e quella missione culturale tipica dei fandom.

Negli anni ’90 quel modello si trasformò nelle Anime Convention: questa trasformazione permise la diffusione di contenuti giapponesi in anni precedenti l’uscita su larga scala di Internet; hanno anche alimentato il ciclo della “seconda invasione” degli anime mettendo in contatto gli appassionati occidentali con i manga, ponendo le fondamenta della “comunità otaku“, la cui onda d’urto si sarebbe poi evoluta nella contaminazione oriente/occidente i cui frutti li constatiamo nei fumetti di oggi.

L’evoluzione degli anni ’90, in Italia legata alla costituzione/rifondazione del Lucca Comics & Games, ha portato ad un’estensione in un territorio più ampio, quello dei media e contenuti contigui e assimilabili; lo spirito della promozione culturale si è esteso alla “cultura nerd“: un macro-bacino di sottoculture immerse in analoghi processi di marginalizzazione culturale come i fumetti (questo include card games, action figures, idol, ecc); il risultato di questa mossa è stato però quello di spingere le manifestazioni verso un’identità più consumistica.

Fu un periodo felicemente consumista, considerando come negli anni ’90 la consumerizzazione della società divenne la norma, anzi diventò naturale, così venne alla luce il modello della “fiera pop“: ben incarnato dal legame sempre più stringente oltreoceano, questo si è esteso diluendo la missione culturale in favore di esperienze intense e festive (es. show).

Tra gli anni ’90 e inizi del 2000 emerse però un nuovo modello, più propriamente “festivaliero“; la crescita di questo modello è avvenuta grazie a tre spinte:

  1. la prima riguarda il boom dell’editoria indipendente;
  2. la seconda consiste in una frattura culturale tra autori, sempre più interessati a creare opere prive dei vincoli tematici e di formato imposti dal mercato, in opere quindi lunghe e non seriali, ovvero le graphic novel;
  3. la terza chiamava in causa il desiderio di affermare il fumetto non solo come veicolo culturale, ma come vera e propria forma d’arte, capace di dialogare con diverse discipline espressive (es. animazione).

La rilevanza delle mostre in questo senso, divenne assoluta e la chiave intorno a cui progettare un nuovo tipo di manifestazione; questo è visibile ad Angoulême, ma anche Lucerna, dove già nel ’92 veniva applicato, e poi nel resto d’Europa a Bastia dal ’94, ad Amiens dal ’96, a Londra dal 2003, ad Ars-en-Provence dal 2004, a San Pietroburgo dal 2007, a Strasburgo dal 2008 e in Italia avevamo il Bilbobul a Bologna, scomparso e ci è rimasto il Treviso Comic Book Festival, attivo dal 2009.

Non è ancora finito, abbiamo appena iniziato a sfiorare la punta dell’iceberg, però è importante tenere a mente questo primo schema, per comprendere il capitolo successivo, sabato prossimo.

Samantha Sisto

Info credits:
https://fumettologica.it/2016/11/festival-fumetto-conseguenze/;
https://www.sentieriselvaggi.it/la-storia-delle-fiere-del-fumetto/;
https://www.primaedicola.it/news/fiere-del-fumetto;
http://fumettodautore.com/index.php/editoriali/5564-l-editoriale-l-ipocrisia-dei-premi-delle-fiere-del-fumetto;
https://www.lideachetimanca.com/blog/approfondimenti/fiere-del-fumetto-fissiamo-un-limite-cosa-lecitocosa-no/;
https://www.wired.it/attualita/2018/02/12/fiere-nerd-geek-cosplay-comics/;
https://it.wikipedia.org/wiki/Festival_international_de_la_bande_dessin%C3%A9e_d’Angoul%C3%AAme;
https://aedon.mulino.it/archivio/2011/1/picozza.htm;
https://orgoglionerd.it/top-5-le-piu-importanti-fiere-del-fumetto-nel-mondo/2/amp/;
https://lospiegone.com/2023/06/10/mosaico-viaggio-nel-fumetto-tra-propaganda-e-resistenz a/;
https://diacritica.it/storia-dell-editoria/la-nascita-del-fumetto-italiano-le-origini-del-fumetto.html;
https://www.parcoesposizioninovegro.it/fiere/festival-del-fumetto-4/;
https://it.wikipedia.org/wiki/Fiera_del_fumetto;
https://www.arsp.it/2023/07/14/storia-del-fumetto-il-fumetto-come-storia-in-tre-fasi/;

Graphic journalism tra disinformazione e fake news


https://www.masterd.it/blog/mondo-fumetti-storia-eventi-imperdibili-e-formazione-digitale;
https://compassunibo.wordpress.com/2021/05/04/il-fumetto-uno-sguardo-alle-sue-origini-alla -suaevoluzione-e-al-suo-valore-in-italia/;
https://www.martinasfumetti.it/blog/guida-alle-fiere-del-fumetto-piu-importanti-i;
https://www.lospaziobianco.it/lonework/10-migliori-fiere-fumetto-italia/;
https://www.animeclick.it/news/amp/104643-le-fiere-del-fumetto-nel-2024-ovvero-annunciare-wannamarchi-e-prenderla-a-ridere.amp.html

Photo credits:

https://images.app.goo.gl/SQ4jxcfDYh1Whbhg9;

https://images.app.goo.gl/WQpwFN7pQo5diTGc9

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