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Secondo voi cosa accade quando un oggetto custodito nel silenzio della memoria familiare ci chiama da un altro tempo, un altro luogo?
Sofia trova nella soffitta della nonna un antico kimono giapponese, e una lettera misteriosa nascosta al suo interno.
Un viaggio comincia, tra sogni sospesi e promesse mai dimenticate, nel cuore poetico del Giappone.
Mettetevi comodi.
Questa mattina vi portiamo “Sotto i ciliegi di Arashiyama”.
“Sotto i ciliegi di Arashiyama”
Quando Sofia sollevò il coperchio della vecchia cassapanca, l’odore della canfora e dei ricordi antichi le avvolse il viso come un respiro venuto da lontano. La soffitta era immersa in una luce dorata, filtrata da una finestra impolverata.
Tra scatole dimenticate e vecchie fotografie ingiallite, le sue dita incontrarono qualcosa di insolito: un involucro di seta, avvolto con cura estrema, come se celasse un segreto che non voleva essere svegliato.
Con delicatezza, sciolse i nodi. Ne uscì un kimono nero come una notte senza luna, intessuto di rami di ciliegio e petali pallidi che sembravano fluttuare sull’acqua. Non era un capo qualsiasi: era un frammento di un altro mondo.
Mentre lo osservava, un foglietto sottile scivolò fuori dalla fodera interna: una lettera, scritta in una calligrafia minuta e precisa, tutta in caratteri giapponesi.
Sofia non sapeva leggerla. Ma la carta emanava qualcosa di inspiegabile, come un fremito sottile che le carezzava il cuore.
Non molto tempo dopo, spinta da una forza che non sapeva spiegare, si trovò a camminare tra le strade antiche di Kyoto, in un Giappone sospeso tra il silenzio e i colori d’autunno.
Nella quiete di una minuscola bottega di calligrafia, un vecchio maestro dal volto segnato dal tempo lesse per lei il contenuto della lettera.
“Alla donna che ha rubato il mio respiro,
che il vento dell’Est ti riporti da me,
sotto i ciliegi di Arashiyama,
dove il fiume conosce il nostro nome.”
Firmato: Takeshi.
Chi era Takeshi? E come mai sua nonna, una donna che non aveva mai parlato di amori lontani, aveva custodito un messaggio così struggente?
Le tracce erano leggere come impronte sulla neve.
In una biblioteca nascosta tra vicoli poco battuti, Sofia trovò finalmente una fotografia: la nonna giovane, i capelli raccolti in uno chignon elegante, accanto a un uomo dai tratti gentili, vestito da samurai. Dietro, una data sbiadita: primavera 1953.
Lucia, la sua nonna silenziosa, era stata un’interprete per una compagnia teatrale straniera. E in quel Giappone appena risorto dalle ceneri della guerra, aveva conosciuto Takeshi, un attore kabuki e ultimo discendente di una famiglia di antichi guerrieri.
La loro storia era nata in silenzio, tra sguardi rubati e poche parole, e come un fiore di ciliegio aveva vissuto il tempo breve della meraviglia.
Quando era arrivato il momento di partire, Lucia aveva promesso di tornare.
Ma la vita, come il vento, porta via le promesse più leggere.
Ora Sofia era qui, settant’anni dopo.
Nel bosco di Arashiyama, il fiume scorreva lento sotto i ponti di legno. I ciliegi, anche se privi di fiori, sembravano custodire ancora memorie invisibili.
Sofia indossò il kimono sopra i suoi abiti da viaggio. I rami di ciliegio sulla seta si allinearono esattamente lungo il suo corpo, come un abbraccio antico.
Camminando senza meta precisa, seguì il sussurro dell’acqua, finché arrivò a un piccolo altare nascosto tra gli alberi. Non c’era nessuno. Solo il vento, e il profumo umido delle foglie.
Si inginocchiò. E per un attimo le sembrò di non essere sola.
Il fruscio tra i rami, il lieve crepitio dell’acqua sulle pietre, il battito del suo cuore: tutto vibrava all’unisono, come se il tempo stesso si fosse piegato per permettere un incontro impossibile.
Sorrise tra le lacrime, consapevole che quel viaggio non era stato solo suo.
Era il viaggio di una promessa rimasta sospesa nell’aria per decenni, in attesa di essere ritrovata e compiuta.
Sofia rimase ancora un po’, finché la sera calò come un velo leggero. Poi si alzò, con il kimono che si muoveva lieve attorno a lei, come ali di seta.
Tornò verso la città con il cuore colmo di qualcosa di nuovo, eppure antichissimo.
Non tutte le storie d’amore finiscono con un addio.
Alcune, semplicemente, trovano un altro modo di vivere.
Attraverso il sangue, attraverso i sogni, attraverso il battito sottile di un kimono dimenticato.
Yuki

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